Progetto Italia Federale

Approfondimenti & Sotto La Lente

a cura di Francesco Paolo Forti
Il reddito provinciale italiano
tra il 1991 ed il 1999
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 Ultimo aggiornamento: Gennaio 2002
 
Gli anni '90 sono stati anni di cambiamenti economici e politici importanti. Gli indicatori economici mostrano che il divario Nord-Sud è aumentato ancora. Pur osservando qualche segnale di miglioramento in alcune zone del Sud e di peggioramento in alcune zone del Nord, rimane tuttavia costante un grande e crescente divario di reddito. Tra la provincia italiana più ricca e la più povera c'è un rapporto 3. Questo significa che la provincia più ricca ha un reddito triplo rispetto alla più povera. Questo indicatore è leggermente peggiorato in 10 anni, passando dal 2,9 del 1991 al 3,1 del 1999, anche se si assiste ad un sostanziale rallentamento del ritmo di crescita di questo divario.
Per fare un paragone con una vicina realtà federale, lo stesso rapporto calcolato tra il cantone più ricco e quello più povero in Svizzera oscilla tra il 2,2 ed il 2,6. Ovviamente essendo la Svizzera mediamente più ricca, ci si potrebbe aspettare divari ancora più grandi ma in pratica in Svizzera si riscontra un divario tra il 20 ed il 25% inferiore rispetto a quello italiano.

La mappa dei redditi delle provincie italiane, fatto 100 il reddtito medio nazionale,  mostra un andamento decisamente complesso. Alcune provincie perdono terreno rispetto alle altre ed in gran parte sono le più povere ad impoverirsi sempre di più. In pratica quelle che sono sotto la soglia del 100% nazionale a perdere sempre più terreno rispetto al reddito medio del Paese. Per contro gli andamenti positivi si riscontrano principalmente nelle provincie che sono già sopra al 100% della media nazionale. Ci sono alcune eccezioni, già evidenziate nel rapporto dell'Istituto Tagliacarne, tuttavia queste eccezioni non sono sufficienti ad invertire la tendenza alla crescita del divario.

Fig 1) Andamento del reddito provinciale procapite 1991-1999, fatto 100 il reddito nazionale di ogni anno
Come si nota, tra la provincia più povera (Agrigento) che nel 1999 ha un reddito procapite pari al 50,9% (55,7 nel 1991) del reddito medio nazionale e la provincia più ricca (Milano) che ha un reddito procapite pari al 157,9% del reddito procapite medio nazionale (156,1 nel 1991) c'è un rapporto 3 nel senso che il reddito di Milano è il triplo di quello di Agrigento. L'andamento negli anni è altalenante ma la caratteristica comune evidenziabile è che sotto la linea del 100 (che rappresenta la media nazionale) la tendenza complessiva è verso il peggioramento del reddito medio e sopra (soprattutto tra 110 e 120) la tendenza complessiva è di aumento di reddito, concentrato tra gli anni 92 e 98, mentre il 1999 è stato, rispetto agli anni precendenti, di relativa stasi.

Tab 1) indicatori matematici del divario tra le provincie italiane.
ITA
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
Dev.std
22.79 
23.31 
23.68 
24.51 
25.58 
25.93 
25.90 
26.18 
26.12 
Max
156.07 
154.16 
153.35 
157.02 
158.11 
157.23 
157.15 
157.45 
157.85 
Min
53.31 
52.14 
53.09 
52.59 
53.75 
51.39 
52.72 
52.64 
50.95 
max-min
102.76 
102.02 
100.26 
104.43 
104.36 
105.84 
104.42 
104.81 
106.90 
max/min
2.93 
2.96 
2.89 
2.99 
2.94 
3.06 
2.98 
2.99 
3.10 
Tutti gli indicatori che mostrano il divario tra le provincie (Tab. 1) evidenziano un graduale peggioramento negli anni indicati.
Il 1999 è l'anno in cui si assiste ad un record negativo nel rapporto tra provincia più ricca e più povera (max/min) ma ad una sostanziale stasi delle scarto quadratico medio tra le provincie (deviazione standard). Non considerando nell'analisi le 8 provincie più ricche e le 8 più povere la situazione migliora abbastanza ma facendo la spessa operazione con la Svizzera (in questo caso togliendo i due cantoni più ricchi ed i due più poveri) si ottiene un nucleo residuo molto più omogeneo.


La situazione geografica vede nettamente confermata la prevalenza di provincie povere al Centro ed al Sud e di provincie più ricche al Nord.
Fig 2) animazione geografica dei redditi medi procapite provinciali tra il 1992 ed il 1999

La situazione altalenante visibile in Fig 1) si manifesta anche nella animazione geografica della Fig 2). Il colore più scuro indica un reddito medio maggiore mentre il chiaro, fino al bianco, uno inferiore. Ricordo che tutto oscilla intorno al valore medio posto ogni anno pari a 100 (il reddito medio italiano) per cui incrementi o perdite locali di reddito sono sempre relative alla media nazionale annuale.
Prendendo solo gli estremi e calcolando le differenze tra il 1999 ed il 1991 si ottiene il quadro descritto nella Fig. 3)

Fig 3) Le provincie che hanno visto un aumento o un calo di reddito tra il 1991 ed il 1999
La maggior parte delle province che ha a visto un amento di reddito rispetto alla media nazionale sta al Nord ma ci sono importanti eccezioni in Potenza, Matera, Taranto, Cosenza e Vibo Valentia. Vistoso invece il calo del reddito in Puglia, nelle isole e nel Centro. Al Nord l'aumento di reddito più evidente è nel nord-est (veneto e romagnolo). Contraddittoria appare la situazione lombarda che vede confermato il primato di Milano (primato insidiato da Bologna) ma che mostra molte provincie in notevole calo (Brescia, Sondrio, Como, Pavia, Cremona e Lecco).

Fig 4) Contributo di ogni provincia al PIL nazionale, totale e per settore nel 1999
La figura 4 mostra a sinistra la scomposizione del PIL di ogni provincia (totale di ogni provincia = 100%). Lo sfondo verde mostra il contributo dell'agricoltura, prevalente al Sud e nella fascia attorno al Po. Gli spicchi mostrano invece il volume percentuale di PIL prodotto dal settore industriale (in rosso) e del servizi (il terziario è in giallo). E' evidente il prevalere della produzione industriale al Nord mentre al Sud prevale la compenente agricola e del terziario. La figura a destra mostra invece il contributo di ogni provincia al PIL nazionale, ponendo pari a 100 non la produzione di ricchezza in ogni provincia ma vedendo ogni provincia come quota della ricchezza nazionale. Se tutte le 103 provincie fossero uguali il loro contributo sarebbe pari ad 1/103 del totale. Le differenze di colore mostrano che non è così. Lo sfondo mostra che il contributo totale (piu' scuro il colore maggiore la quota di PIL prodotta) appare concentrato al Nord, sia pure con evidenti eccezioni in seo o sette provincie del centro-sud e delle isole. Gli istogrammi indicano la composizione del contributo al PIL nazionale suddiviso per settori di attività.
Emerge quindi che il contributo al sud ed al centro è sostanzialmente di tipo agricolo, salvo per la provincia di Roma, e parzialmente Napoli, che emergono per il terziario.

Occorre comuque considerare che gli elevati valori percentuali di lavoro sommerso presenti in Italia (vedere il documento sul lavoro nero) rendono di fatto molto dubbie le considerazioni "fini" che si possono fare sui dati di reddito distribuiti territorialmente. Quest'altro documento sulle differenze interprovinciali evidenzia una prima ipotesi di distribuzione territoriale del nero.



 Calcolo dell'indice di disparità economica tra le provincie

L'indice di disparità economica, calcolato con la formula   come illustrato nel documento sulle differenze di ricchezza contenuto in questo sito, mostra un fase di rapida crescita (un peggioramento ed aggravamento delle disparità) seguito da una sostanziale stabilità a partire dal 1996.

La formula è calcolata a partire da:
Rm(i) il reddito procapite della provincia (i)
Pop(i) la popolazione della provincia (i)
Rm(n) il reddito procapite nazionale
Pop(n) la popolazione nazionale

Il risultato è un numero che va da 0 (zero=nessuna disparità) ad 1 (uno=massima disparità).

Anno
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
Indice 
0.27258 
0.27510 
0.27775 
0.28744 
0.29772 
0.29995 
0.29946 
0.30163 
0.30072 

Fig5.) Andamento dell'indice dal 1991 al 1999

L'indice di disparità provinciale mostra un peggioramento del 3% dal 1991 al 1999.
Questo indice provinciale non è numericamente paragonabile a quello regionale in quanto le differenze tra 103 provincie sono decisamente superiori rispetto a quelle delle 20 regioni. Queste ultime rappresentano di fatto una media dei valori provinciali, media che tende a mascherare le disparità provinciali. La distranza tra la regione più ricca e quella più povera è infatti inferiore alla distanza tra la provincia più ricca e quella più povera.


Anche i dati dell'indice regionale  (basati sul PIL procapite) indicano  un drastico peggioramento tra il 1991 ed il 1995, simile a quello provinciale (basati sul Valore Aggiunto procapite). I dati regionali attualizzati dal 1980 al 1999 sono evidenziati nella figura 6.
Solo la Francia, con un indice che è passato da 0.23 del 1982 al 0.27 del 1992, è in una situazione peggiore dell'Italia.

Da notare che in Germania, che prima della riunificazione aveva un indice pari a 0.15 (il piu' basso d'Europa), dopo la riunificazione ha mostrato un andamento da 0.32 (1992) a 0.24 (1996) pari ad un miglioramento dell'8% (nello stesso periodo temporale l'Italia peggiorava del 2%).  Svizzera ed USA sono tra 0.16 e 0.17 in leggero calo.

Fig. 6) Andamento dell'indice regionale dal 1980 al 1999


 
L'andamento dell'indice regionale mostra una situazione con meno disparità (essendo le regioni esse stesse delle medie delle disparità provinciali). Nello stesso periodo in cui le provincie mostrano un incremendo di disparità del 3%, le regioni mostrano un peggioramento ridotto (2.4%)

Elaborazioni grafiche ed analisi personali su dati dell' Istituto Tagliacarne. Dati e grafici estesi in questa pagina.


Fonte dei dati italiani: Istituto Tagliacarne, Roma