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L'occupazione non regolare
nelle nuove stime di contabilità nazionale
Anni 1992-1997

Statistiche in breve del 4 agosto 1999


 
Informazioni e chiarimenti:
Dipartimento di contabilità nazionale e analisi economica
Manlio Calzaroni,
tel. +39 06 4673-3141; 
e-mail calzaron@istat.it
Tavole

I nuovi concetti per la misurazione dell'economia non osservata

La nuova versione del sistema internazionale dei conti nazionali (SNA93) e il successivo aggiornamento del sistema europeo dei conti (SEC95) hanno contribuito in modo significativo alla chiarificazione del concetto di economia non osservata e costituiscono il punto di riferimento per la costruzione delle stime effettuate dai diversi istituti nazionali di statistica, specialmente nell'ambito dell'Unione europea, garantendo una migliore comparabilità internazionale degli aggregati stimati.
Sulla base delle definizioni dello SNA93 e del SEC95, i conti nazionali forniscono una misura esaustiva degli aggregati economici quando coprono la produzione, il reddito primario e la spesa osservati direttamente e non direttamente attraverso le indagini statistiche e gli archivi amministrativi. Le stesse definizioni stabiliscono che l'economia non (direttamente) osservata include le seguenti principali aree:

(1) illegale, (2) sommersa, (3) informale.

Nello SNA93 troviamo le seguenti definizioni:

  1. Attività illegali: sono quelle proibite per legge o che, legali in sé, non risultano più tali se esercitate da persone non autorizzate; ad esempio, la pratica di una professione senza autorizzazione. La produzione illegale è conseguentemente classificata in due categorie:

  2. (1.a) produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibiti dalla legge;
    (1.b) attività produttive legali che diventano illegali in quanto realizzate da persone non autorizzate.

  3. Economia sommersa: è costituita dalla produzione legale di cui la pubblica amministrazione non ha conoscenza per diverse ragioni:

  4. (2.a) evasione fiscale (delle imposte sul reddito, sul valore aggiunto o di altre tasse);
    (2.b) evasione di contributi sociali;
    (2.c) non osservanza di regole dettate dalla legge relativamente a salario minimo, numero di ore di lavoro, sicurezza sul lavoro, eccetera;
    (2.d) mancato rispetto di norme amministrative come nel caso della mancata compilazione dei questionari statistici o di altri moduli amministrativi.

    Le attività sommerse possono quindi far parte del sommerso economico, se sono caratterizzate dalla volontà di non rispettare norme di legge per ridurre i costi di produzione (2.a, 2.b, 2.c), oppure del sommerso statistico (2.d), quando non sono rilevate per scarsa sensibilità statistica da parte di coloro ai quali è richiesta la compilazione di questionari statistici. La mancata compilazione dei questionari può dipendere anche da inefficienza del sistema statistico, ad esempio per incompletezza degli archivi: anche questa causa contribuisce al sommerso statistico.

  5. Settore informale: si fa riferimento ad unità istituzionali produttive caratterizzate da:
(3.a) basso livello di organizzazione;
(3.b) scarsa o nessuna divisione tra lavoro e capitale;
(3.c) relazioni di lavoro basate per lo più sull'occupazione occasionale, vincoli di parentela o relazioni personali e sociali, in contrapposizione ai contratti formali.
L'economia non osservata nel caso italiano

La stima delle attività illegali non è per il momento inserita nei conti dei paesi dell'Unione europea e, pertanto, non viene trattata in questa sede.
Il settore informale risulta d'importanza molto limitata e riguarda essenzialmente le branche dell'agricoltura e delle costruzioni.
Il sommerso statistico per la parte dovuta ad inefficienza del sistema statistico, è determinato da due cause:

Il sommerso statistico è stimato grazie all'integrazione delle principali fonti amministrative che forniscono informazioni sull'occupazione (registri delle camere di commercio, dati fiscali, dati di sicurezza sociale, eccetera) con quelle statistiche. Una migliore stima del sommerso statistico si rende oggi possibile grazie alla costruzione dell'archivio ASIA (archivio statistico delle imprese attive) che considera, ai fini della stima, anche unità produttive non reperibili mediante gli strumenti ordinari e fornisce, quindi, una migliore copertura delle posizioni lavorative regolari.
Il sommerso economico è caratterizzato, nella realtà italiana, dall'utilizzazione di lavoro non regolare nei processi produttivi e dalla sottodichiarazione della produzione. Esso è stimato sulla base di diversi metodi e in primo luogo, assumendo l'esaustività della fonte rappresentata dalle famiglie. Ciò determina l'inclusione nelle stime di tutte le persone occupate, siano esse regolari oppure irregolari. Che la fonte famiglia abbia tale capacità informativa è confermato da due elementi: a) l'evidenza empirica che mostra un'occupazione più alta se misurata tramite l'unità di rilevazione famiglia; b) il risultato dell'integrazione tra fonti diverse che rilevano l'occupazione attraverso le famiglie, procedimento che consente di individuare un'ulteriore quota di occupati non regolari. Le altre componenti non regolari non colte dalle indagini sulle famiglie, ad esempio stranieri e posizioni lavorative plurime, sono stimate attraverso specifiche metodologie.
L'Istat già in occasione della revisione del 1987 ha adottato una metodologia di stima dei conti nazionali che consente l'inclusione dell'economia non osservata nel PIL partendo dall'input di lavoro (cioè la stima esaustiva della quantità di lavoro impiegata dal sistema produttivo), utilizzato come coefficiente moltiplicativo dei valori pro capite delle principali grandezze che determinano il PIL stesso (valore aggiunto e produzione, innanzitutto), ricavati dalle rilevazioni correnti. Questa metodologia è coerente con le definizioni contenute nel SEC95 e, per la sua completezza, consistenza e replicabilità, ha assunto un rilievo particolare all'interno della statistica ufficiale europea.
Il lavoro effettuato nell'ambito della revisione generale dei conti per l'adozione del SEC95 ha avuto come obiettivo quello di pervenire ad una individuazione più precisa delle tre componenti dell'economia non osservata. Ciò determina qualche difficoltà di confronto fra le nuove e le precedenti stime di contabilità nazionale. Infatti, mentre con la nuova metodologia si è cercato per quanto possibile di stimare separatamente le tre componenti, con l'obiettivo principale di individuare nel modo migliore possibile il sommerso economico, in precedenza era fornita una stima dell'economia non regolare che, sostanzialmente, coincideva con la loro somma.

L'occupazione non regolare

Nella precedente definizione di occupazione non regolare era inclusa, oltre a quella che non risultava rilevata o rilevabile con gli strumenti statistici utilizzati, anche quella che viene ora meglio definita come saltuaria ed occasionale e ciò indipendentemente dal fatto che fossero assolti gli obblighi previdenziali e fiscali. Perciò, era considerato lavoro non regolare almeno una parte dell'attività di categorie quali braccianti, consulenti, lavoratori autonomi, auto-produttori, eccetera. Occorre ricordare che, secondo le risultanze del censimento dell'agricoltura del 1990, erano presenti in Italia oltre 200 mila braccianti, circa 3 milioni di piccolissime aziende agricole (nelle quali l'unica forza lavoro impiegata è quella del conduttore e per periodi molto brevi nell'anno). Inoltre, esistono numerose forme di attività di consulenza regolari, ma non rilevate. Ciò rende chiari i motivi che non consentono un confronto fra le stime attuali e quelle precedenti.

I concetti utilizzati per l'analisi del fenomeno sono i seguenti:
occupati: persone occupate in unità produttive residenti, indipendentemente dalla loro nazionalità e dalla durata della prestazione (tempo pieno o tempo parziale);
posizioni lavorative: posti di lavoro dati dalla somma delle prime occupazioni (pari al numero di occupati) e delle posizioni lavorative plurime, sempre indipendentemente dal numero di ore con cui l'attività viene prestata;
unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (ULA): quantità di lavoro utilizzata dal sistema produttivo, stimata riportando il totale delle posizioni lavorative ad unità equivalenti a tempo pieno. Esse rappresentano, quindi, il numero teorico di occupati che si otterrebbe ipotizzando che ciascuno di essi lavorasse un numero di ore pari a quello degli occupati regolari a tempo pieno.
Nella tavola 2 è isolata anche la componente di occupazione non regolare riconducibile a stranieri. La distinzione tra sommerso statistico ed economico rimane valida anche per questa componente. L'utilizzazione di ulteriori fonti informative, unitamente alle nuove definizioni, ha permesso di individuare la parte di sommerso statistico alimentata da cittadini stranieri che prestano la loro attività in modo regolare, consentendo di mantenere fra i non regolari soltanto quelli riconducibili al sommerso economico.

Stima dell'occupazione non regolare nel periodo 1992-1997

Occupati e posizioni lavorative

Il numero di occupati non regolari (tavola 1c) risulta pari a 3.089.000 nel 1992 e aumenta a circa 3.282.000 nel 1997 (+6,2%). L'incremento è dovuto soprattutto agli stranieri (più 157.000). Il numero delle posizioni lavorative plurime (doppi e multipli lavori) non regolari passa da 1.958.000 a 2.182.000.
La quota di non regolari sul totale degli occupati interni passa dal 13,5% al 14,8%; nello stesso periodo, la componente regolare (tavola 1b) è diminuita di circa un milione di unità (da 19.831.000 nel 1992 a 18.825.000 nel 1997), contribuendo a determinare l'aumento del peso di quella non regolare. Le posizioni plurime regolari passano da 5.600.000 nel 1992 a 4.600.000 nel 1997. Questi ultimi dati includono anche l'occupazione definita "informale", di rilievo in agricoltura. Nell'intero periodo preso in esame, le posizioni informali in quest'ultimo settore rappresentano circa la metà delle posizioni lavorative plurime complessive.
La distribuzione dell'occupazione non regolare tra i principali settori produttivi (tavola 3) indica che nel 1997 oltre un terzo era impiegata negli altri servizi e circa il 20% nell'agricoltura.
L'incremento degli occupati non regolari (tavole 4 e 5) tra il 1992 e il 1997 è dovuto interamente ai dipendenti (più 223.000) mentre per gli indipendenti si registra una diminuzione (meno 31.000). Considerando soltanto i settori extra-agricoli, l'aumento dei dipendenti non regolari risulta ancora più marcato (più 274.000) mentre risulta una sostanziale stabilità degli indipendenti.
Per le posizioni lavorative non regolari si ha un aumento sia per i dipendenti (380.000 per il totale economia e 430.000 nei settori extra-agricoli), sia per gli indipendenti, anche se di minore entità (38.000 per il totale economia e 91.000 nei settori extra-agricoli).

Unità di lavoro

Il numero di unità di lavoro (ULA) non regolari stimate per l'anno 1992 è pari a 3.137.000 di cui 2.576.000 dipendenti e per il 1997 a 3.428.000 di cui 2.840.000 dipendenti. La quota di lavoro non regolare rispetto alla quantità di lavoro totale utilizzata dal sistema produttivo nazionale è passata, fra il 1992 e il 1997, dal 13,4% al 15,2% (tavola 3). Per i lavoratori dipendenti (tavola 4) la quota è passata, contemporaneamente, dal 15,9% al 18,1% e per gli indipendenti (tavola 5) dal 7,7% all'8,6%.
Il settore comprendente commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni assorbe circa un terzo del totale del lavoro non regolare, passando dal 30,7% nel 1992 al 32,6% nel 1997; il settore degli "altri servizi" ne assorbe oltre un quarto, passando, nello stesso periodo, dal 25,6% al 27,4% (tavola 3).
L'aumento del numero delle ULA non regolari nei servizi risulta particolarmente marcato nel settore comprendente il commercio e le altre attività già indicate in precedenza (da 962.000 a 1.117.000), mentre una sostanziale stabilità si registra nell'industria in senso stretto e una diminuzione nell'agricoltura.
L'andamento nel tempo delle ULA regolari e non regolari (tavola 2) risulta differenziato: nel 1993, anno caratterizzato da una profonda recessione, ad un calo del 3,5% delle ULA regolari corrisponde una sostanziale stabilità di quelle non regolari. Dal 1994 al 1997 alla dinamica sostanzialmente negativa delle ULA regolari si contrappone quella sempre positiva delle non regolari. L'analisi ripetuta per le ULA dipendenti conferma, e con maggiore forza, queste differenze nell'evoluzione dei due segmenti di occupazione.
 

Per saperne di più

Istat, Verso il nuovo sistema di contabilità nazionale, Annali di statistica, serie X, vol. 11,1996.
Calzaroni M., L'esaustività delle stime di contabilità nazionale: nuovi concetti e approccio metodologico, IV Conferenza nazionale di statistica, Roma, 11-13 novembre 1998.
Eurostat, Sistema europeo dei conti, Lussemburgo, 1996.
United Nations et al., System of National Accounts, New York, 1993.