Questo testo è il seguito di: Appunti1
Problemi futuri, soluzioni proposte, il sistema misto contributivo e retributivo, esempi in altri paesi, simulazioni di fattibilità. Appunti2 La necessità della riforma.
Una riforma come quella dell'innalzamento della età della pensione tuttavia non ha ragione di essere solo per i termini di costo attuali ma soprattutto per quelli futuri. Tutti sappiamo che nel 1960 c'è stato il boom economico, accompagnato dal boom delle nascite, iniziato già nell'immediato dopo guerra. Tutti abbiamo letto del calo delle nascite che si è verificato a partire dalla seconda metà degli anni '80 (crescita zero).
Piramide dell'età - Italia - 1998
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Accade che i due fenomeni arriveranno a sommare i loro effetti, in modo negativo, quando la generazione degli anni 60 andrà in pensione ed al lavoro ci saranno i pochi adulti, nati negli anni '80. Le prime avvisaglie del fenomeno inizieranno dopo il 2005. Fino a quella data, tutto sembra procedere normalmente; dopo il sistema pensionistico attuale diventerà insostenibile. Il grafico che segue, illustra visivamente cosa potrebbe accadere.
Grafico 2. Probabile evoluzione del rapporto lavoratori/pensionati
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Come vedete a partire dal 2005 è previsto un calo costante della massa dei lavoratori attivi (20-55) ed un aumento di pari forza dei pensionati (oltre 55) , fino quasi ad un punto di equilibrio nel 2035.
Nota:
sul tema della "gobba" previdenziale è disponibile un documento di approfondimento, basato su dati piu' recenti (1999-2001) e dettagliati, prodotto nel 2003.
Ovviamente non possiamo più fare nulla per correggere la scarsità di nascite (è troppo tardi) ma possiamo però favorire l'immigrazione e spostare più avanti nel tempo (di almeno 10 anni) l'incremento dei pensionati.
I sistemi pensionistici possono essere corretti solo con largo anticipo. Non è possibile prendere provvedimenti solo alcuni anni prima. Un sistema contributivo vero ha bisogno, per funzionare, di 40 anni di versamenti ed è quindi adesso che occorrerebbe partire.
Da notare che le resistenze di adesso sono fatte da persone che nel 2035-2045 con buona probabilità non ci saranno più ma che chi vivrà allora farà per forza di cose i conti con le scelte di oggi.
Tabella 8 - Età per la pensione di vecchiaia e condizioni particolari.
Fonte: Social Security Programs Throughout the World - 1997
Età anagrafica
Paese Uomo Donna Altre condizioni minimeAustria 65 60 180 mesi negli ultimi 30 anniBelgio 65 65 45 anni a regime nel 2009Canada 65 65 40 anniDanimarca 67 67 40 anniFrancia 65 60-65 150 quarti di anno (37.5 anni)Germania 63 63 35 anniGrecia 65 60 4500 giorniItalia 61 56 Minimo di versamenti 15 anniItalia (anzianità) 50 (industria)-55 50 Con 35 anni di contributi si può andare in pensione prima dell'età anagraficaOlanda 65 65 50 anni per il massimoPortogallo 65 65 180 mesiSpagna 64-65 64-65 15 anniSvezia 65 65 40 anniSvizzera 65 62 40 anniU.K. 65 60 Minimo 9/10 della vita lavorativaU.S.A. 65 65 40 quarti di copertura
Da notare che mentre da noi si dibatte, con molte resistenze, sulla opportunità di innalzare il limite della età anagrafica per ottenere la pensione, in molti altri Paesi si sta discutendo di innalzare il limite oltre i 65 anni portandolo gradualmente a 67 nei prossimi anni.Soluzioni.
Le soluzioni da prendere (tutte insieme) sono tre:La prima soluzione è molto diversa da ciò che si propone oggi. Le proposte sul tavolo di questi giorni sono di calcolare le pensioni usando un metodo "contributivo" invece del retributivo. Una soluzione che la riforma Dini ha introdotto parzialmente solo per i soggetti con una anzianità contributiva inferiore ai 18 anni alla data del 31/12/1995 e di cui oggi si discute l'estensione.Affiancare al sistema retributivo un sistema contributivo vero Innalzare l'età della pensione arrivando ai termini europei. Saper gestire una politica di ingressi controllati dei lavoratori stranieri. Si tratta comunque di una simulazione forzata, in quanto il sistema di finanziamento non cambia; rimane retributivo. Gli importi prelevati oggi servono sempre per le pensioni di oggi; cambia solo il metodo di calcolo. Ovviamente questa è l'unica strada percorribile se non si affronta il nodo delle pensioni di anzianità. Farlo significherebbe liberare risorse economiche importanti, da usare per la solidarietà e per far partire la previdenza di tipo contributivo vero (fondi accumulati individualmente). Ecco che i primi due punti (fondi pensione ed innalzamento dell'età anagrafica di pensionamento) sono strettamente collegati.
Nella seconda ipotesi, quella riassunta dalla tabella 5, si calcola che l'impatto totale di una riforma simile sarebbe, a regime, di 218'000 miliardi annui. Si intende che una simile riforma andrebbe a regime in una decina di anni, ma già ogni anno si libererebbero risorse pari ad 1/10 di quel totale, da destinare ad un aumento della pensione media ed ad una diminuzione del carico contributivo.
Si liberano quindi le risorse per far decollare i fondi pensione, che a questo punto si affiancherebbero ad un sistema retributivo ridotto.
L'ipotesi del sistema misto.
Un sistema misto è basato su due colonne portanti.Il sistema definito come retributivo (prima colonna) è quello in cui le trattenute di oggi vengono utilizzate per pagare le pensioni di oggi. E' un sistema che funziona solo quando il rapporto tra lavoratori regolari e pensionati permette una aliquota di prelievo che sia tollerabile. Se il numero dei pensionati tende ad essere uguale a quello dei lavoratori, in pratica è come se ogni lavoratore pagasse con le trattenute, sue e aziendali, la pensione di un pensionato. Ciò significa aliquote altissime e pensioni per forza di cose basse. Visto il grafico 2, appare chiaro che il sistema retributivo è, a lungo andare, insostenibile. Per contro, il sistema contributivo (seconda colonna) consiste nell'accumulare in fondi privati l'importo della pensione. Si tratta di un risparmio forzato (obbligatorio) ed agevolato (in quanto non tassato).
Al momento della pensione si può scegliere se ritirare il capitale accumulato oppure di ricevere una rendita, calcolata con le classiche tabelle di speranza di vita.
Vantaggi (di entrambi)
Il sistema retributivo (prima colonna) ha il vantaggio di essere più solidale (ma non, come vedremo, quello italiano) in quanto prevede un trasferimento di risorse tra generazioni. Alla sua partenza, agli inizi del secolo, ha permesso a chi smetteva di lavorare di percepire una piccola pensione anche senza aver mai pagato un contributo (perché il sistema non era ancora partito).Il sistema contributivo (seconda colonna) ha il vantaggio di funzionare (garantire una pensione al lavoratore) indipendentemente dal rapporto tra la massa di lavoratori e la massa di pensionati.
Svantaggi (di entrambi)
Il sistema retributivo (prima colonna) ha lo svantaggio di diventare insostenibile se i lavoratori sono troppo pochi e/o se i pensionati sono troppi (e vivono sempre più a lungo). Le aliquote di prelievo diventano troppo alte e generano lavoro nero ed evasione contributiva e fiscale, togliendo ulteriori risorse al sistema.Il sistema contributivo (seconda colonna) ha lo svantaggio di accumulare ingenti risorse in fondi che possono essere toccati solo a particolari condizioni. Questa sparizione di capitali dal circuito può tuttavia avere utili effetti anti-inflazionistici. Vi è una massa enorme di capitali che viene sottratta al consumo e che è alla ricerca di redditività, esponendosi al rischio del fallimento del fondo.
Un sistema misto è un sistema che pone come obbligatori entrambi i tipi di pensione (due colonne). Una quota della pensione, solitamente uguale per tutti o comunque entro stretti limiti di minimo e massimo, è data da un sistema retributivo, finanziato con aliquote basse. Il complemento alla pensione massima è dato da un sistema contributivo di tipo integrativo obbligatorio. I due sistemi, assieme, garantiscono la pensione prevista, ad esempio l'80% dello stipendio assicurato. In questo modo si garantisce sia la solidarietà tra le generazioni sia la certezza del futuro.
Un sistema equo.
L'analisi dei dati dell'attuale sistema pensionistico mostra però altri dati, oltre a quelli sulle pensioni di anzianità.Tabella 9 - numero, importo complessivo e medio, suddiviso per sesso e classi di età.
Fonte ISTAT - dati 1997
CLASSI DI MASCHI Euro Euro FEMMINE Euro Euro TOTALE Euro Euro IMPORTO MENSILE € Numero casi Importo complessivo Importo medio Numero casi Importo complessivo Importo medio Numero casi Importo complessivo Importo medio 0 - 257 779'123 1'231'718 1'581 892'539 1'774'970 1'989 1'671'662 3'006'688 1'799258 - 515 1'530'210 7'507'851 4'906 3'529'887 17'011'004 4'819 5'060'097 24'518'855 4'845516 - 774 1'254'550 9'561'218 7'621 1'511'344 11'448'136 7'575 2'765'894 21'009'354 7'596775 - 1'032 1'161'328 12'590'348 10'841 1'304'829 13'987'700 10'720 2'466'157 26'578'048 10'7771'033 - 1'291 1'002'508 13'900'133 13'865 686'189 9'477'808 13'812 1'688'697 23'377'942 13'8441'292 - 1'549 706'804 11'971'190 16'937 361'477 6'095'613 16'863 1'068'281 18'066'803 16'9121550 - 1'807 443'555 8'861'456 19'978 195'817 3'912'024 19'978 639'372 12'773'480 19'9781'808 - 2'065 228'433 5'273'673 23'086 102'620 2'369'660 23'092 331'053 7'643'333 23'0882'066 - 2'324 122'727 3'212'265 26'174 50'612 1'323'480 26'150 173'339 4'535'745 26'1672'325 - 2'582 68'115 1'994'996 29'289 25'379 742'911 29'273 93'494 2'737'907 29'2842'583 - 3'098 76'033 2'582'840 33'970 22'910 769'663 33'595 98'943 3'352'503 33'8833' 099 e più 129'691 6'842'501 52'760 17'888 846'698 47'333 147'579 7'689'199 52'102Non ripartibili Totale 7'503'077 85'530'189 11'399 8'701'491 69'759'667 8'017 16'204'568 155'289'857 9'583
Dei 16 milioni di pensionati, nel 1997 ben 6'730'000 (il 41%) hanno una pensione mensile inferiore ai 515 €
La loro pensione media non raggiunge i 4'845 € all'anno.
Contemporaneamente, mezzo milione di pensionati percepisce più di 2'000€ al mese, con una pensione media di 35'678€ all'anno.La fascia più povera (da mezzo milione ad uno e mezzo) rappresenta il 59% del numero di pensionati ed a loro vengono versati il 30% di tutti gli importi pensionistici.
Da ciò si ricava che il 70% della spesa per le pensioni viene erogata al 41% rimanente, più agiato.
Quasi la metà della spesa per le pensioni (74'886 milioni di € sul totale di 155'289) viene impiegata per garantire a 12 milioni di pensionati (il 74%) una pensione media di 6'278€ all'anno, quindi 523€ al mese. Gli altri 80 miliardi di € vengono versati a 4,2 milioni di pensionati (il 26%) e costituiscono pensioni medie di 18'800€ all'anno (1'570 al mese).Il sistema è quindi fortemente sbilanciato ed iniquo. La pensione media (9'583€) è puramente nominale. Solo 2 milioni e mezzo di pensionati percepiscono una pensione vicina a quella media, tutti gli altri prendono molto di meno ed una piccola ma costosa minoranza prende di più. Da notare che i dati corrispondono a tutta la spesa, compresa quella assistenziale.
Se il sistema retributivo ha tra i vantaggi teorici quello di essere solidale, ecco che quello italiano se vuole sopravvivere affiancato da un sistema contributivo, deve essere modificato in senso solidale. Ciò significa che un solo soggetto pubblico deve gestire il settore retributivo e che l'importo della pensione sia il più possibile uguale per tutti.
Un importo uguale per tutti.
Significa che chi ha lavorato (ma anche chi in famiglia ha aiutato stando a casa) deve ricevere un importo che non dovrà essere inferiore a quello che verrà considerato il minimo vitale nazionale. Il numero dei pensionati, ridotto dal taglio delle pensioni di anzianità, dovrebbe però comprendere anche chi per tutta la vita ha compiuto dei lavori domestici.
Un sistema solidale, che non eroga pensioni d'oro (50'000 € all'anno) a pochi pensionati (150'000 casi) può e deve farlo. Si tratta di quantificare le donne coniugate che non hanno mai lavorato ma il cui contributo fondamentale alla crescita del paese, anche con l'educazione dei figli, oggi non è riconosciuto (salvo la pensione di reversibilità al momento della vedovanza). Tutto ciò è possibile identificando un minimo ed un massimo di pensione nel comparto retributivo. Il calcolo, dal punto di vista operativo è abbastanza semplice: basta attribuire a chi ha compiuto lavori domestici parte dei contributi del consorte lavoratore, per il periodo in cui sono stati ufficialmente assieme.
Questo evita opportunismi dell'ultimo momento e rende giustizia anche ad una donna divorziata che sia stata insieme per 30 anni all'ex-marito.Il tutto porterebbe ad assegnare sempre due pensioni ai cogniugi pensionati, indipendentemente dal fatto che uno dei due abbia avuto una carriera lavorativa completa oppure no. Questo sistema, splitting, entrerebbe comunque in funzione solo all'età della pensione di ognuno dei coniugi. Una ipotesi potrebbe essere quella di un milione al mese di pensione minima e due di massima. Ad esempio un lavoratore che abbia sempre lavorato, godendo di un reddito medio, potrebbe arrivare, da solo ai 2 milioni al mese. Come coniugato però cederebbe parte dei suoi contributi alla moglie, per il periodo di convivenza e come integrazione di altri periodi lavorativi della donna. Quest'ultima arriverebbe così al minimo (un milione al mese) ed il marito scenderebbe leggermente (a seconda dei contributi ceduti) mettiamo per esempio ad un milione e 700 mila. Insieme avrebbero quindi due milioni e 700 mila, oltre alla integrazione, molto più elevata, del fondo pensione.
Altri aspetti di equità.
Un sistema equo deve vedere tutti i soggetti pagare la stessa aliquota contributiva e ricevere, al momento della pensione, lo stesso importo. Il sistema retributivo deve quindi avere un unico gestore/erogatore e non ci devono essere differenze di aliquote tra categorie. Dipendenti ed indipendenti devono pagare la stessa trattenuta. Il sistema pensionistico nazionale non può essere corporativo. Ovviamente mentre per il dipendente parte del prelievo risulta a carico della azienda, nel caso del lavoratore indipendente tutto il carico retributivo sarà a suo carico ed interamente deducibile dalle tasse. A queste condizioni è possibile garantire un sistema equo anche se al momento della pensione il marito è stato dipendente per 20 anni ed indipendente per alti venti e la moglie ha lavorato 5 anni in proprio, 5 come dipendente e per 30 ha fatto la casalinga.Il sistema di sussidi di disoccupazione, che potrebbe nascere anch'esso con le risorse liberate dalla eliminazione delle pensioni di anzianità, deve garantire il versamento dei contributi di tipo retributivo durante il periodo della disoccupazione.
Il sistema contributivo.
Vanno risolti alcuni problemi della pensione integrativa (sistema contributivo). Il rischio del fallimento del fondo e dell'insolvenza del datore di lavoro va affrontato con un fondo comune tra i fondi, che faccia da ammortizzatore e che venga alimentato sui basi obbligatorie, in modo proporzionale alla dimensione del fondo. Va stabilito per legge, ed aggiornato annualmente, il fattore di redditività annuale minimo del capitale accumulato.
Occorre forse slegarlo dal PIL e legarlo alla redditività dei capitali.Basato su un obiettivo pari all'80% dello stipendio assicurato, il sistema contributivo è realizzabile con un prelievo che garantisca almeno una redditività pari al 2% all'anno per 40 anni di contribuzione. Chi si ferma prima, perde il 2% per ogni anni di pensionamento anticipato. Lo stipendio assicurato in un sistema misto è dato dallo stipendio attuale meno il minimo che è garantito dal sistema retributivo. Nel caso di uno stipendio di 26'000 € lordi, ammettendo che esso garantisca già il massimo del sistema retributivo [primo pilastro] (1'000€ al mese = 12'000 € annui), allora il sistema contributivo [secondo pilastro] deve solo garantire (assicurare) la copertura che porti all'80% dei 26'000 €.
Quindi il calcolo da fare è: quanto devo accumulare ogni anno per 40 anni per avere una pensione che, aggiunta ai 12'000€ minimi assicurati dal sistemaretributivo, mi dia una pensione totale di 26'000€?
Per saperlo basta conoscere la percentuale di redditività del capitale accumulato (questa redditività deve avere un minimo fissato per legge) e questa redditività è legata al mercato dei capitali ed al loro andamento locale ed internazionale. Ogni fondo esamina periodicamente sia l'andamento della redditività dei capitali che l'evoluzione della speranza di vita dei suoi aderenti, in modo da ritoccare le aliquote dei versamenti. Dipendenti e datori di lavoro versano la stessa percentuale (ma il datore di lavoro può versare di più se lo ritiene). Gli indipendenti versano entrambe le quote, determinate dall'importo che intendono assicurarsi per la vecchiaia. Deve essere regolato tutto l'aspetto che riguarda il trasferimento dei fondi da parte del dipendente che cambia azienda (se il fondo è legato alla azienda). In particolare occorre stabilire se si trasferisce solo la quota versata dal dipendente (e quindi come minimo il 50% del fondo accumulato) oppure anche una quota superiore. Tutti gli importi versati sia dal sistema retributivo che contributivo sono detraibili interamente dalla imposte.
Aspetti transitori
La partenza di un simile nuovo sistema non deve riguardare chi oggi è in pensione. Quindi niente "tagli". Il blocco delle pensioni di anzianità e l'allungamento dei termini anagrafici e contributivi (65/40) deve invece essere immediato. In pratica per un certo numero di anni nessuno andrà più in pensione. Si tratta sicuramente di una misura impopolare ma necessaria. Il patto sociale deve essere che ogni risparmio legato a questa misura deve essere convertito subito nell'aumento delle pensioni minime, nella riduzione della pressione contributiva (ed anche fiscale, in misura minore). Ogni maggior introito contributivo e fiscale ottenuto con l'estensione della base impositiva (legata alla diminuzione del lavoro nero) deve essere convertita o nella solidarietà (sussidi di disoccupazione, assegni familiari, politiche per la casa) oppure nella ulteriore riduzione della pressione fiscale. Ideale sarebbe una distribuzione al 50% per la solidarietà ed al 50% per la riduzione della pressione fiscale, consapevoli che entrambe le misure vanno a favore di un rilancio dei consumi interni e degli investimenti aziendali. Il trattamento di fine rapporto ed eventuali fondi privati facoltativi sono da ritenersi la base di partenza dei nuovi fondi obbligatori.Scheda 1: due esempi attuali di sistema misto obbligatorio: Svizzera e Francia
Fonte: Social Security Programs Throughout the World - 1999
Svizzera Francia Old Age, Disability, Death First laws: 1946 (old-age and survivor pensions); 1959 (disability pensions).
Current law: 1982 (occupational pensions).
Type of program: Social insurance system and mandatory occupational pension system.
Exchange rate: U.S.$1.00 equals 1.29 francs.Coverage
Base pension: All persons domiciled in Switzerland who are gainfully employed. Swiss citizens residing abroad may join voluntarily.
Mandatory occupational pensions: Employees whose earnings exceed 23,880 francs annually (maximum old-age base pension for single person). The self-employed may insure on a voluntary basis.
Unemployed as of July 1997 are insured for disability and survivors benefits.Source of Funds
Insured person----Base pension: 4.2% of earnings for old age and survivors, 0.7% for disability insurance. Self-employed, 7.8% of income for old-age and survivors, and 1.4% for disability (according to a decreasing scale of contributions).
Mandatory occupational pension: Contributions vary from 7-18% (depending on age and gender) on income between 23,880 francs to 71,640 francs).Employer---- Base pension: 4.2% of payroll for old age and
Survivors, 0.7% for disability. Mandatory occupational pension,contribution at least equal to employee’s contribution.
Government----Base pension Annual subsidies to social insurance system covering about 20% of cost for old age (17% from federal Government, 3% from cantons) and 50% of cost for disability (3/4 from national government, 1/4 from cantons).
Mandatory occupational pension: None.
No maximum earnings for contribution purposes for base pension.
Mandatory occupational pensions payable at age 65 (men) or age 62 (women); disability and survivor pensions are payable to widows/widowers as well.Old Age, Disability, Death First law: 1910.
Current laws: 1945, 1967, 1971, 1975, 1980, 1982, 1988, 1993,1994 and 1995.
Type of program: Social insurance system; also mandatory private pension systems.
Exchange rate: U.S.$1.00 equals 5.16 francs.Coverage
Employed persons. Special systems for agricultural, mining,railroad, public utility, and public employees; seamen;nonagricultural self-employed; and agricultural self-employed.
Voluntary affiliation for non working head of household (old-age pension only), non employed persons caring for disabled family member and those employed abroad.
Compulsory old-age pension affiliation for women receiving certain family benefits (See Family Allowances, below.) and those caring for a disabled person.Source of Funds
Insured person: 6.55% of pensionable earnings plus 0.1% of total earnings for surviving spouse’s allowance. General Social Contribution (CGS): An additional 3.4% of 95% income generally from all sources (of which 1% is directed towards financing family allowances.)
Employer: 8.2% of covered earnings plus 1.6% of total payroll.
Government: Variable subsidies.
Maximum earnings for contribution and benefit purposes: 13,720 francs a month.
Disability and survivor benefits financed under sickness and maternity program.
In entrambi i Paesi vi sono due diversi sistemi pensionistici obbligatori. Uno retributivo ed uno contributivo. Come si può osservare, il fatto di essere partiti negli anni '80 affiancando obbligatoriamente i sistemi privati contributivi al retributivo, permette oggi di avere in quei Paesi basse aliquote retributive (10.1% in Svizzera e 14.75% in Francia) mentre in Italia la mancata riforma (ed il permanere delle pensioni di anzianità) ha portato ad una aliquota che sommando la quota del dipendente a quella del datore di lavoro è, a seconda delle categorie, attorno al 39-40%. Nel caso svizzero la somma delle aliquote prelevate per il sistema retributivo e per il sistema contributivo è pari al 23% (molto meno del costo italiano) eppure questo prelievo è sufficiente per finanziare una pensione che nel suo complesso (sommando i due sistemi) è pari all'80% del salario, una pensione quindi tutto sommato di buona qualità. In Svizzera vi è poi un terzo sistema pensionistico (pero' facoltativo) costituito dal risparmi personale agevolato e non imponibile (terza colonna).Conclusioni.
Il calo delle aliquote, possibile con l'immediata cessazione delle pensioni di anzianità e con il limite fisso a 65 anni anagrafici (non elastico, come oggi) porta ad una drastica riduzione delle aliquote contributive e permette quindi di far partire un reale sistema contributivo. Sono possibili anche scenari in cui rimane una certa flessibilità nel termine di pensionamento ma deve essere chiaro che si deve calcolare, nell'importo della pensione, sia il calo di gettito dovuto al non lavoro che l'aumento della spesa dovuto alla erogazione della prestazione per un maggiore numero di anni, in base alle tabelle di speranza di vita presenti al momento del prepensionamento.A questo punto invece di eliminare il sistema retributivo occorrerebbe mantenerli entrambi, realizzando il sistema misto sopra descritto. L'Uso del TFR (sia per gli importi accumulati che per quelli futuri) potrebbe accelerare questa fase. I lavoratori che hanno un forte TFR potrebbero trasformarlo in un fondo, simulando un deposito di un numero calcolabile di anni. Dal momento in cui parte il fondo (seconda colonna), è possibile ipotizzare che quel lavoratore andrà in pensione con il sistema misto e che quindi l'entità della prima colonna sarà fisso (quello praticamente uguale per tutti) e che l'importo della seconda sarà calcolato in modo da risultare integrativo della prima.
E' l'insieme coordinato, nel sistema misto, a dare la pensione.
Il fondo pensione quindi non deve essere alimentato con aliquote elevate ma con ciò che è strettamente necessario per arrivare all'80% dello stipendio contando anche il contributo della prima colonna. L'importo della aliquota contributiva (quella che viene versato nel fondo, la seconda colonna) dipende da quanto è grande l'importo che verrà stabilito dalla prima colonna, dipende dagli anni di versamento e dall'interesse che fa crescere quel capitale. Ciò porta al momento della pensione ad avere un capitale accumulato che sarà poi convertito in rendita (ma potrebbe anche essere versato come capitale).Una simulazione fatta sulla retribuzione media.
Come detto precedentemente il risparmio legato alla cessazione delle pensioni di anzianità ed all'aumento della base contributiva legato all'emersione del nero risparmio va principalmente convertito in aumenti delle pensioni attuali ed calo delle aliquote. Ad esempio, partendo dalla retribuzione media odierna (19'600€) e dal calo delle aliquote indicato nella seconda ipotesi, la ditta ed il lavoratore realizzano un risparmio sugli oneri contributivi di 4'068€ l'anno. Parte di questa cifra potrebbe essere convertita in un fondo pensione. Nell'ipotesi del sistema misto parto dall'assunto di base che una retribuzione media deve garantire già lei il massimo della pensione retributiva (prima colonna). Quindi il lavoratore ha, nelle ipotesi fatte in questo testo, 1'000€ (12'000€ annui).
L'80% della sua attuale retribuzione è pari all'80% dei 19'600 e quindi a 15'700€ all'anno. Quindi la pensione integrativa obbligatoria dovrebbe garantire solo la differenza (3'700€) per arrivare a questa cifra. Impiegando solo il 27% di quei 4'068€i si può garantire, dopo 40 anni di versamenti al tasso del 4% annuo una rendita sufficiente a raggiungere l'obiettivo. La cifra da accantonare annualmente, è pari a 1'130€.Il capitale accumulato è pari a 111'000€, che mediamente dovrebbe garantire la rendita indicata ad un sessantacinquenne. E' assolutamente da notare che il TFR di una retribuzione lorda di 19'600€ oggi è pari a 1'454€ e che quindi l'importo della pensione contributiva potrebbe essere , nelle ipotesi di questo documento, interamente fattibile senza intaccare il risparmio ottenuto dalla diminuzione del costo del lavoro ma solo convertendo il TFR in fondo pensione, per la parte relativa agli accantonamenti futuri. Ovviamente i lavoratori e l'azienda sono liberi di stipulare accordi per pensioni anche superiori; l'80% è il minimo che dovrebbe essere garantito per legge. Usando tutto il TFR in un fondo pensione si avrebbe, a parità di rendimento e di durata del versamento, un capitale di 143'000€.
Questi calcoli riguardano quindi lavoratori che iniziano oggi il lavoro ma convertendo il TFR accumulato nel fondo pensione si possono accorciare i tempi della riforma.
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