Appunti sulla riforma delle pensioni
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Premessa.
La struttura attuale della popolazione (la piramide delle età) è un dato di fatto che non può essere cambiato per quello che è.
Possiamo modificare parte del futuro facendo più o meno figli, favorendo politiche immigratorie o sfavorendo l'emigrazione. Ma non possiamo cambiare quello che è stato.
In passato solo epidemie, carestie e guerre hanno lasciato un segno indelebile nella popolazione, tracce lontane visibili ancora oggi.
Questi eventi sono per fortuna altamente improbabili nel 2000 ma forze ancora più grandi sono al lavoro. E non sono sotto il nostro diretto controllo.
Ad esempio il boom economico del dopo guerra ed il calo delle nascite iniziato negli anni70 lasciano segni nella piramide dell'età che sono più evidenti di quelli della seconda guerra mondiale, e della "spagnola", epidemia che imperverso'tra il 1918 ed il 1919, facendo piu' vittime della prima guerra mondiale.
Contemporaneamente l'aumento della durata della vita fa sì che questi fenomeni lascino un segno duraturo nella struttura della popolazione. Come dire che ogni "segno" rimane per 75-80 anni ed anche di più.
Stato attuale - Elenco dei problemi.
I due aspetti sono perfettamente visibili nel grafico sottostante, ottenuto come elaborazione personale da dati ISTAT, scaricati nel 2002 dal database che l'ufficio di statistica mette a disposizione di chi visita il sito www.istat.it
- Il boom delle nascite avvenuto negli anni 50 e 60, con il picco circa 35 anni fa
- Il calo delle nascite, iniziato 30anni fa (1970-1975) e che continua a mostrare un basso tasso di nascite, quasi la metà di quello precedente.
Il grafico rappresenta quante persone, suddivise per sesso, nel 2001, hanno zero, uno, due ...... fino a 100 anni.
In pratica ci dice oggi come è fatta la popolazione di 57 milioni di abitanti, quanti giovani, quanti adulti, quanti anziani e osservando questui dati possiamo sapere quanti saranno gli adulti e gli anziani tra 30-40 anni.
Il grafico si chiama "piramide dell'età" perchè normalmente è a forma piramidale ed ancora oggi, osservando i dati demografici di paesi come l'Iran si osserva questa forma. Nel caso italiano, come in quello di tutti i paesi europei, si nota invece una forma che tutto puo' essere tranne che piramidale.
Fig 1) Piramide dell'età della popolazione italiana. Stato al 2001. Fonte ISTAT (dati 2002)
Nel grafico, volutamente ingrandito per permettere di osservare tuti i particolari utili, osserviamo:
a ) a sinistra la popolazione di sesso maschile
b) a destra la popolazione di sesso femminile
c) dal basso verso l'alto, l'età delle persone (persone di 5 anni, di 25, di 70 anni, fino a 100).
d) con la lunghezza delle barre, quante persone per quell'età
e) nei vari colori alcune categorie dello stato civile (celibi, nubili, coniugati, divorziati, vedovi) che possono servire per ulteriori ragionamenti.
Il grafico qui riportato ci permette di osservare molte cose, nell'immediato cosi' come indietro nel tempo.
Per esempio l'età in cui maschi e femmine iniziano a sposarsi (le femmine tra i 20 ed i 25 ed i maschi tra i 25 ed i 30) e quanti nubili/celibi di 40 anni o 60 anni ci sono.
Per esempio la predominanza (nota) del sesso femminile a partire dai 55-60 anni di età nonchè l'andamento dei divorzi nei sessi e nell'età oppure quante persone superano gli 80 anni.
Per esempio osservando la lunghezza delle barre all'altezza dei 55-60 anni, troviamo il segno che la seconda guerra mondiale ha lasciato sulla natalità. Non si tratta dei morti causati dalla guerra (i morti avevano tutte le età ma principalmente quella adulta e quindi erano nati 20-30-40 anni prima) ma del calo delle nascite (per ovvi motivi) tra il 1940 ed il 1945. Andando oltre, la scala 80-85 indica il calo demografico causato dalla prima guerra mondiale e dalla epidemia nota come spagnola.
Per la nostra analisi della "gobba" previdenziale dobbiamo puntare lo sguardo su due punti, che per comodità evidenzio nella figura 2)
Fig 2) Dettaglio relativo agli aspetti che determineranno la "gobba" del 2035
La zona indicata con A è quella del boom delle nascite che c'è stato tra 30 e 45 anni fa (quindi a grandi linee tra il 1955 ed il 1975. Ho indicato solo la parte a sinistra ma è implicito che si debba prendere in considerazione anche la parte a destra, quella della poplazione di sesso femminile, che segue un andamento speculare.
Come vedete la lunghezza di quelle barre indica che per ogni anno ci sono piu' di 400'000 persone (il doppio quindi, pensando ad entrambi i sessi) ed in effetti in quegli anni nascevano quasi un 900'000 bambini ogni anno. Oggi quei bambini sono adulti tra i 30 ed i 45 anni e lavorano (anche se non tutti).
La zona B indica le nuove leve nate questi 20-25 anni, nate tra il 2000 ed il 1975. Oggi studiano o sono disoccupati ma domani saranno al lavoro. E saranno loro a finanziare il sistema pensionistico. Ma sono pochi. 600'000 ogni anno, se calcoliamo la media degli ultimi 25 anni; 570'000 se calcoliamo la media degli ultimi 20anni; 548'000 se prendiamo gli ultimi 10 anni. Come vedete c'è un graduale peggioramento, anche se gli ultimi due o tre anni indicano un impercettibile miglioramento.
Quelli della zona A, lavorando, rappresentano la più grande quota dei finanziatori della attuali pensioni, o per lo meno una parte di loro, dato che non tutti gli adulti lavorano e che nel campo femmile il lavoro è ancora una rarità.
Veniamo ai pensionati. Se osserviamo i pensionati di oggi, li troviamo nelle fasce di età a partire dai 55 anni, come da dettaglio di figura 3).
Fig 3) Dettaglio relativo a coloro che oggi sono in pensione di vecchiaia e (in parte) di anzianità.
Le aree colorate indicano le pensioni di vecchiaia (in giallino) e di anzianità (in verdino) ma ovviamente occorre considerare che per la vecchiaia non tutti hanno lavorato: le persone che sono tra i 65 ed i 100 anni lavoravano tra gli inizi del 1900 ed il 1935 e quelli non sono periodi noti per la piena occupazione. Molte pensioni di oggi sono quindi pensioni di invalidità, assegni di assistenza, pensioni di reversibilità. Per l'area relativa alle pensioni di anzianità occorre considerare che non tutti usano questa possibilità. Chi ha redditi da lavoro troppo bassi rimane al lavoro più a lungo ed attende il termine di vecchiaia. L'indicazione è quindi puramente visiva, per evidenziare l'ampiezza dei fenomeni ed il loro posizionamento relativavamente alle fasce d'età.
Dal punto di vista quantitativo osserviamo che gli "over 65" nel 2001 erano circa 10 milioni e mezzo, con questa distribuzione per età:
Tab 1) distribuzione per età, sesso e stato civile delle persone di 65 anni e più.
Popolazione
residente
al
1
Gennaio
2001
per
età,
sesso
e
stato
civile
Eta'
Celibi
Coniugati
Divorziati
Vedovi
Totale maschi
Nubili
Coniugate
Divorziate
Vedove
Totale femmine
Tot gen
65
23'403
263'856
3'706
13'847
304'812
26'917
232'008
5'233
80'301
344'459
649'271
66
22'696
254'435
3'491
14'896
295'518
27'487
220'516
4'710
86'330
339'043
634'561
67
21'777
246'386
3'154
15'930
287'247
28'143
208'624
4'527
92'509
333'803
621'050
68
20'877
233'358
2'840
16'732
273'807
28'415
194'653
4'238
98'763
326'069
599'876
69
20'215
231'754
2'593
18'215
272'777
29'286
188'586
3'976
107'942
329'790
602'567
70
20'550
233'763
2'583
20'478
277'374
31'642
186'721
4'155
120'581
343'099
620'473
71
18'699
208'928
2'273
20'273
250'173
29'978
162'463
3'537
119'607
315'585
565'758
72
17'605
199'880
1'984
21'578
241'047
30'729
152'053
3'339
127'100
313'221
554'268
73
16'426
190'671
1'766
22'860
231'723
30'536
141'183
3'243
134'168
309'130
540'853
74
15'372
175'327
1'599
23'626
215'924
30'338
128'701
3'059
137'582
299'680
515'604
75
14'412
163'254
1'433
24'726
203'825
30'450
116'324
3'047
142'481
292'302
496'127
76
12'894
151'631
1'254
25'999
191'778
30'145
104'751
2'817
145'555
283'268
475'046
77
11'763
141'149
1'180
26'442
180'534
29'318
93'401
2'620
151'662
277'001
457'535
78
10'317
126'079
1'027
25'966
163'389
28'072
81'592
2'372
154'129
266'165
429'554
79
8'975
114'526
957
26'430
150'888
26'274
69'561
2'326
155'389
253'550
404'438
80
8'157
103'795
805
26'133
138'890
24'786
58'797
1'921
155'335
240'839
379'729
81
5'196
61'426
430
16'902
83'954
16'386
32'579
1'143
100'208
150'316
234'270
82
3'709
41'609
357
13'224
58'899
12'413
21'047
832
75'561
109'853
168'752
83
3'704
39'201
319
13'711
56'935
12'439
18'535
749
76'025
107'748
164'683
84
4'028
42'617
296
16'736
63'677
14'278
19'052
798
90'822
124'950
188'627
85
4'262
45'149
305
20'966
70'682
15'974
19'613
848
108'766
145'201
215'883
86
3'713
38'926
288
20'815
63'742
15'250
16'148
681
104'616
136'695
200'437
87
3'355
32'410
216
19'976
55'957
13'943
12'365
627
95'656
122'591
178'548
88
2'891
25'186
194
18'053
46'324
12'341
9'305
447
84'649
106'742
153'066
89
2'086
17'715
129
14'653
34'583
10'166
6'377
352
69'047
85'942
120'525
90
1'615
13'390
98
13'303
28'406
8'806
4'688
278
60'234
74'006
102'412
91
1'255
9'132
76
10'390
20'853
7'015
3'106
216
46'922
57'259
78'112
92
912
6'210
40
8'076
15'238
5'749
2'135
172
37'153
45'209
60'447
93
636
3'704
28
5'782
10'150
4'212
1'356
106
26'691
32'365
42'515
94
494
2'493
23
4'276
7'286
3'345
852
88
20'117
24'402
31'688
95
368
1'601
19
3'160
5'148
2'359
580
54
14'691
17'684
22'832
96
236
976
8
2'101
3'321
1'654
364
38
10'468
12'524
15'845
97
174
566
7
1'315
2'062
1'169
273
20
6'696
8'158
10'220
98
142
378
6
968
1'494
871
197
15
4'944
6'027
7'521
99
102
240
3
595
940
560
122
19
3'041
3'742
4'682
100 e più
235
447
8
1'010
1'700
1'050
338
15
5'057
6'460
8'160
TOTALE
303'251
3'422'168
35'495
550'143
4'311'057
622'496
2'508'966
62'618
3'050'798
6'244'878
10'555'935
La prima domanda che dobbiamo porci è "quanti saranno gli over-65 tra 30 o 40 anni?
La risposta non è facile e cercherò di darla verso la fine. Prima infatti occorre riaggiornarci sul problema delle pensioni di anzianità.
Per quanto riguarda le pensioni di anzianità, se le intendiamo in senso stretto (57-64), oggi la struttura della popolazione interessata è la seguente:
Tab 2) distribuzione per età, sesso e stato civile delle persone in età di pensione di anzianità.
Popolazione
residente
al
1
Gennaio
2001
per
età,
sesso
e
stato
civile
Eta'
Celibi
Coniugati
Divorziati
Vedovi
Totale maschi
Nubili
Coniugate
Divorziate
Vedove
Totale femmine
Tot gen
57
26'982
283'116
6'332
6'515
322'945
25'001
271'531
8'157
34'745
339'434
662'379
58
27'326
280'788
6'090
7'197
321'401
25'073
268'380
7'760
38'611
339'824
661'225
59
27'571
282'465
5'738
8'030
323'804
25'635
268'446
7'474
43'601
345'156
668'960
60
29'210
311'068
5'907
9'766
355'951
28'238
292'240
7'761
53'682
381'921
737'872
61
28'271
307'630
5'404
10'671
351'976
28'033
285'267
7'194
58'499
378'993
730'969
62
26'597
299'004
5'126
11'622
342'349
27'771
273'878
6'663
64'642
372'954
715'303
63
24'901
275'615
4'492
11'945
316'953
26'669
250'261
5'915
66'423
349'268
666'221
64
23'109
258'335
3'865
12'286
297'595
26'215
232'006
5'354
70'406
333'981
631'576
TOTALE
213'967
2'298'021
42'954
78'032
2'632'974
212'635
2'142'009
56'278
430'609
2'841'531
5'474'505
Nel 1998 i pensionati di anzianità erano 2.278.497, pari a circa il 14% del complesso dei percettori di prestazioni pensionistiche, ai quali sono stati erogati nell'anno 66.000 miliardi di lire (ISTAT, 1999) pari a circa 34 milioni di Euro ogni anno (a loro volta pari al 21.5% del totale della spesa previdenziale).
Quindi non tutte le 5'470'000 persone che sono in età di pensionamento anticipato poi usufruiscono di tale possibilità ed inoltre dal Grafico 1 casi di pensionati per classi di età si nota che ci sono alcuni casi di erogazione di pensioni IVS anche a soggetti con età a partire dai 50 anni e quindi la fascia estesa di età è più verosimilmente quella 50-64.
La più recente analisi ISTAT presenta questa stratificazione percentuale per classi di età per i 2.278.497 casi:
Tab 3) -Numero di pensionati di anzianità per tipologia e classe di età - Anno 1998 (dati percentuali)
CLASSI DI ETA’ INPS
FPLDINPS
CDCM (a)INPS
ARTIGIANIINPS
COMMERCIANTIINPS
ALTRE GESTIONIINPDAP+
IPOST+FSALTRI REGIMI
2 o più PENSIONI
Totale
Meno di 50 0,5
0,0
0,0
0,0
1,9
16,4
7,5
2,5
5,6
50-54 20,1
13,5
7,3
6,6
17,1
25,6
15,4
13,5
18,3
55-59 47,7
48,7
43,8
47,9
41,6
36,4
33,2
42,2
42,7
60-64 31,8
37,8
48,9
45,5
39,4
21,6
43,8
41,8
33,5
Totale100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
(a) Coltivatori diretti, coloni e mezzadri.
Le pensioni di anzianità si confermano di importi medi molto elevati ed infatti viste le penalizzazioni solo chi ha redditi medio alti può reputare conveniente usufruire del prepensionamento. L'Istat pubblica questa tabella:
Tab 5) Numero di pensionati di anzianità per tipologia e classe di importo mensile - Anno 1998 (dati percentuali)
CLASSI DI
IMPORTOINPS
FPLDINPS
CDCM (a)INPS
ARTIGIANIINPS
COMMERCIANTIINPS
ALTRE GESTIONIINPDAP+
IPOST+FSALTRI REGIMI
2 o più PENSIONI
Totale
Fino a 999 1,9
45,2
10,9
20,5
3,0
2,8
8,2
1,6
8,1
1000-1999 26,7
37,6
73,7
64,3
2,4
37,8
14,2
22,1
34,6
2000-2999 49,4
14,4
13,0
11,4
15,2
39,7
15,1
38,7
34,5
3000-3999 14,9
2,2
2,1
2,8
63,9
16,4
11,2
20,1
14,8
4000 e più 7,1
0,6
0,4
0,9
15,4
3,3
51,2
17,4
8,0
Totale100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
(a) Coltivatori diretti, coloni e mezzadri
Dai dati indicati dall'ISTAT (purtroppo in vecchie lire) e comparati con quelli presentati nel documento appunti1, risulta che il problema non è affatto migliorato o risolto, come invece politica e stampa vorrebbero far credere.
Se è vero che il numero dei casi è leggermente diminuito (51'600 casi in meno) è invece leggermente aumentato l'onere per il sistema, da 33,4 a 34 milioni di Euro.
Si potrebbe dire che il problma è sostanzialmente stabile ma non che è risolto.
Ed una soluzione andrà trovata, visto cosa sta per accadere da qui al 2035.
Le simulazioni su come potrebbe essere la piramide dell'età nel 2035 infatti mostrano che il problema delle pensioni di anzianità sarà cruciale assai più di oggi. Queste simulazioni si possono fare applicando ai dati demografici attuali le tavole di sopravvivenza, sempre pubblicate dall'ISTAT. In pratica si tratta di vedere, dal punto di vista probabilistico quante delle persone di ogni età vive oggi potranno esserlo tra 35 anni. Il risultato di questo calcolo, condotto separatamente per uomini e donne e per ogni classe di età, ci porta a stimare, in modo del tutto ottimistico, che nel 2035 le persone con età ugale o superiore a 65 anni saranno circa 13.4 milioni, contro gli attuali 10.5 mentre coloro che saranno in quella che è l'attuale fascia di anzianità saranno 10 milioni (considerando la fascia 50-64 individuata oggi dall'ISTAT nella Tab4). Le stime sono da un certo punto di vista pessimistiche, perchè si usano tavole di sopravvivenza attuali (1999) mentre è noto che i progressi della medicina ed altri fattori portano ad un ulteriore incremento della durata della vita. Rifare il calcolo tra 10, 20, 30 anni con nuove tabelle ci darà (tutti lo speriamo) un risultato che mostrerà ancora piu' persone in vita. Da un altro punto di vista il calcolo è ottimistico in quanto non tiene conto (e non puo' farlo) di avvenimenti imprevisti come epidemie, carestie e guerre.
Il grafico esteso della piramide di età stimabile per il 2035 è presentato alla Figura 4. Ovviamente non è possibile stimare la dimensione delle fasce d'età per le persone che devono ancora nascere per cui la scala inizia da 35.
Fig 4) Ipotesi sulla piramide di età nel 2035
Fonte: elaborazione personale sui dati demografici ISTAT (2001) e tavole di sopravvivenza dell'ISTAT (1999).
Il grafico mostra nettamente la dimensione del problema e come vari livelli di pensionamento e pre-pensionamento potranno influire sulla sostenibilità del sistema previdenziale. La prima freccia indica i 50 anni, data che oggi viene indicata per i primi casi di pre-pensionamento (vedere tab 3 - ISTAT) e la seconda la data piu' classica, in base alle norme attuali. La terza freccia indica l'attuale limite di vecchiaia e la quarta indica il limite che in alcuni paesi inizia ad essere discusso (67-68 anni). Il grafico indica anche come saranno veramente pochi i lavoratori in grado di sostenere, con il loro lavoro, un sistema pensionistico basato solo sull'attuale metodo retributivo a compartizione, che prevede che chi lavora paghi le pensioni di chi è a riposo.
Nota: il fatto che al momento del pensionamento si calcoli la rendita "come se avessimo un sistema contributivo" non sposta di molto la sostenibilità del sistema tra 30 anni.
Questo sistema i conti oggi ma forse ci regala l'illusione, essendo in pareggio, di aver evitato i problemi di domani.
Il grafico indica anche che se la punta massima si avrà nel 2035, si intuisce che esso inizierà a manifestarsi una decina di anni prima, quindi circa verso il 2025.
Soluzioni:
Per quanto riguarda le relazioni tra primo e secondo pilastro ricordo che la proposta fatta nelle pagine precedenti (appunti1 e appunti2) è quella di arrivare gradualmente, da qui al 2030-2035, ad un primo pilastro uguale per tutti (che eroghi solo un minimo vitale al singolo o alla coppia di anziani) ed a finanziamento obbligatorio per tutte le categorie di lavoratori, autonomi e dipendenti.
- Per prima cosa sono da tutti indicati rimedi legati alla età del pensionamento. Sul grafico è visibile che spostare di un anno o due l'età del pensionamento di vecchiaia ha un grosso impatto sulla sostenibilità economica del sistema.
- In secondo luogo è evidente che il problema delle pensioni di anzianità dovrà essere risolto come minimo 10-15 anni prima che il problema inizi a manifestarsi (quindi per il 2005-2010) in modo che la gradualità della soluzione abbia tempo per dare i suoi effetti. Ogni ritardo significa dover ricorrere, in seguito, a misure drastiche e prive di gradualità. Ci sono comunque ragionamenti che indicano opportuna questa riforma già da anni.
- In terzo luogo è evidente che la soluzione è un sistema a due pilastri (primo retributivo ed intergenerazionale ed il secondo contributivo a a capitalizzazione privata). Ma è anche evidente che introdurre il secondo pilastro significa ripensare e riformare il primo. Nel caso del secondo pilastro siamo già in ritardo, dato che una capitalizzazione normale necessita di circa 40 anni e per essere pronti nel 2030 avremmo dovuto fare la riforma nel 1990. Il ritardo puo' in parte essere accumulato ricorrendo ai TFR per "comprare" anni arretrati.
- In quarto luogo dovrà essere assicurata la massima occupazione, deve essere sconfitto il lavoro sommerso ed è evidente che anche un incremento della immigrazione nonchè un rientro di italiani emigrati potranno incidere sulle variabili del sistema.
Sarà il secondo pilastro (ed eventualmente anche un terzo, come già avviene in quelche paese) a fornire l'integrazione superiore al minimo vitale.
La riforma proposta (e dettagliata negli altri documenti) dovrà valere solo per i nuovi rapporti di lavoro, mantenendo inalterati gli attuali diritti. Il passaggio da un sistema all'altro rimane il vero scoglio (matematico e politico).
Ultimo aggiornamento: Settembre 2003
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