Progetto Italia Federalea cura di Francesco Paolo Forti |
(Johnny Canonica) |
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La Svizzera, modello di democrazia
« Il federalismo è stato il modo per sopravvivere e riuscire a vivere insieme »
Perché è interessante la storia della Svizzera per la costruzione dell’Unione Europea? Secondo il professor Jonathan Steinberg, docente di storia moderna europea all’Università della Pennsylvania, quanto hanno fatto gli antichi confederati è il miglior esempio che i politici europei possono seguire per costruire l’Europa dei 25. A cui, magari, un giorno aderirà anche la Svizzera.
Nato 69 anni fa a New York, Jonathan Steinberg è un profondo conoscitore della realtà svizzera e ticinese. « Leggo ogni giorno il Corriere del Ticino su Internet » , ci ha confidato. Negli anni Settanta ha pubblicato un libro sul nostro Paese, « Why Switzerland? » , che ha riscosso un notevole successo editoriale. Lo abbiamo incontrato nei giorni scorsi al Franklin college di Sorengo, dove ha tenuto dei corsi e di cui è membro del Consiglio di Amministrazione, per conoscere le sue impressioni sul nostro piccolo ma « esemplare » Stato.Professor Steinberg, perché questo suo interesse per la Svizzera?
« Il mio interesse è nato una domenica del 1972 sul ponte che collega la Ponte Tresa svizzera a quella italiana. In quel momento mi sono reso conto che le persone che vivevano sulle due rive erano molto simili ma anche molto diverse. Molto più che non ora. In Italia non era possibile acquistare un giornale svizzero, l’“ esistenza” del Paese confinante era completamente ignorata. Dall’altra parte per contro vi erano banche e negozi rigorosamente chiusi. In quel momento ho riflettuto sull’importanza della frontiera » .
Che ne ha dedotto?
« Che la Svizzera è una specie di esperimento nell’esistenza delle frontiere e nelle divisioni dei compiti, ma anche un esempio della coesistenza. Esattamente in quel momento ho deciso di scrivere un libro su questo Paese molto “ europeo” » .
Immagino sia « Why Switzerland » . ..?
« Esatto. All’inizio vi erano due questioni. La prima è perché esiste la Svizzera e il mondo si deve interessare a lei. La seconda, diventata molto più importante negli ultimi 10 anni, riguarda il perché dovrà sopravvivere questa Svizzera in un mondo in cui l’Unione Europea si allarga.
Quello di quest’isola al centro dell’UE non è un problema che si pongono solo gli svizzeri, ma anche gli altri » .
Come valuta la chiusura che gli svizzeri hanno nei confronti di questa realtà che ci circonda?
« Nel 1798 due avvocati, proprio di Ponte Tresa, avevano chiamato i ticinesi a dirsi “ liberi e svizzeri”. Basandomi su questo fatto storico sono giunto alla conclusione che la Svizzera rappresenta un modello di libertà diverso da quello prodotto dalla Rivoluzione francese.
Lo Stato moderno, secondo i francesi, doveva essere uno Stato unitario, centralizzato, che controlla e conosce tutto, dall’apice fino alla base » .
E la Svizzera?
« È rimasta una democrazia diretta. Il comune di Sorengo non è il comune di Gentilino; il Mendrisiotto non è il Luganese o il Bellinzonese. Questa somma di identità piccolissime, che lo storico ticinese Andrea Ghiringhelli ha definito “ i soliti regionalismi”, è molto europea. L’Europa è un continente composto quasi totalmente da questi “ piccoli regionalismi”. E la Svizzera, tramite la sua storia, è l’ultimo rappresentante di questo mondo del campanilismo, del regionalismo, dell’identità locale » .
Siamo una specie in via d’estinzione, oppure sopravviveremo?
« Lo sviluppo del mercato comune, che ha portato alla creazione di una Costituzione per tutta l’Europa, pone un problema alla Svizzera, ma anche agli altri Paesi europei. Perché vi è una significativa perdita dei diritti democratici nello sviluppo dell’UE » .
In che senso?
« Il modello burocratico che vige a Bruxelles è il modello francese, in cui la burocrazia decide quanto cacao vi deve essere in un impasto di cioccolata oppure il raggio di curvatura che deve avere una banana. La Svizzera per contro rappresenta ancora oggi lo spirito di regionalismo, d’identità locale che non vuole cedere alla pressione dell’Unione Europea. E secondo me con diritto. Perché io sono democratico, e per me l’esistenza di una comunità come Bellinzona, che andrà alle urne per decidere di un credito per la pavimentazione di una piazza, è una parte importante della democrazia mondiale » .
La Svizzera è composta di cantoni, gli Stati Uniti di Stati.
Quali sono le principali differenze tra queste due confederazioni, specialmente pensando al fatto che la Costituzione elvetica è ispirata da quella americana?
« I singoli Stati americani sono molto più simili tra loro che non i 26 cantoni svizzeri. Quando si attraversano le frontiere in America non si nota nessuna differenza. Tutto è uguale, che sia Pennsylvania o New Jersey o Virginia. La diversità americana, che tanto ho amato, non esiste più. In più bisogna dire che negli USA la lingua è una sola, così come la cultura » .
Per quanto riguarda la Svizzera?
« Le faccio un esempio. Quando si valica quella frontiera invisibile tra la lingua tedesca e quella francese nel canton Friburgo, si vede subito una diversità di cultura; la si “ sente”. Questo è per me il fascino della Svizzera. Qui avete un sistema federale basato non soltanto sulle lingue, ma pure sulla cultura: di montagna o di pianura, cattolici o riformati… Per la Svizzera il federalismo è il modo di sopravvivere; senza sarebbe stato impossibile vivere insieme » .
E negli Stati Uniti?
« Lì il federalismo è più una finzione: in realtà quello americano è un governo centralizzato » .
Cosa può insegnare agli altri la storia svizzera?
« La cosa più importante che la Svizzera ha da insegnare, in particolar modo all’Unione Europea, è molto semplice: la diversità si può difendere soltanto quando si trova un modo per vivere insieme. E per vivere insieme non ci vuole “ amore” per il vicino. Ad esempio non è un mistero che in Ticino vi sia un malcelato “ odio” nei confronti degli svizzeri tedeschi… » .
Cosa ci vuole allora?
« A partire dalla battaglia di Marignano gli svizzeri hanno imparato che per sopravvivere come identità, come tasselli in un mosaico, devono trovare il modo di non rompere i legami con i loro vicini. Ed è questa formula di Stato che l’UE deve adottare se vuole sopravvivere, non quella passatista di stampo francese. Un potere centrale forte in una comunità di venticinque nazioni non potrà esistere. Inoltre, come fu il caso per i cantoni svizzeri del XVII e XVIII secolo, i Paesi dell’UE dovranno tenere dei forti legami tra loro se non vorranno soccombere nei confronti della superpotenza americana » .
D’altra parte quando si è voluto centralizzare la Svizzera nel 1798, dopo appena cinque anni Napoleone è stato costretto a ( ri) creare i cantoni...
« Proprio così: è Napoleone che ha creato la Confederazione moderna. Lui era una persona estremamente furba, e sapeva benissimo che non era possibile governare la Svizzera da lontano, con i metodi di allora. Napoleone aveva anche capito che il metodo di fare democrazia, di esprimersi, era importante. Perché lo Stato elvetico è basato sulla voglia di 3.000 comuni e di 26 cantoni di stare assieme in una federazione in cui i diritti sono salvaguardati dal basso verso l’alto » .
Lei ritiene che l’Unione Europea si sta indirizzando in questa direzione?
« Assolutamente sì. Altrimenti i dieci Stati che si aggiungeranno tra breve all’UE non sopravviveranno nella loro identità. I lituani vorranno rimanere lituani, e non diventare tedeschi » .
Però ci sono dei movimenti autonomisti all’interno degli Stati nazionali dell’UE…
« Ma questo è uno sviluppo che va nella stessa direzione. Molti degli Stati dell’UE si sono sviluppati opprimendo comunità e culture. Pensiamo agli scozzesi o ai gallesi in Gran Bretagna, ai baschi o ai catalani in Spagna… È possibile che con lo sviluppo futuro dell’UE queste comunità potranno acquisire più diritti di quanti non ne abbiano ora » .
Quanto tempo sarà necessario affinché l’UE si concretizzi secondo questo modello?
« Dipende dalla paura nei confronti della potenza statunitense e se le amministrazioni USA continueranno ad attuare una politica d’isolamento, di voler fare da soli tutto quanto. La politica americana ha aiutato a concretizzare la voglia degli europei di stare insieme, e quindi credo che darà un gran contributo a questo processo » .
Quanto durerà?
« Un secolo? Vent’anni? Chi lo sa! Io ritengo che questo processo non si concretizzerà mai. Perché le unioni federali sono sempre in divenire » .
Ritiene che i cittadini svizzeri accetteranno di far parte di un’Unione costruita in questo modo?
« La posizione della Svizzera, che è un piccolo Paese, è molto più oscura. Io ho seguito i negoziati sugli accordi bilaterali con l’UE. La questione più spinosa riguardava la libera circolazione delle persone, che tra l’altro è uno dei punti fondamentali dell’Unione. Ora le autorità elvetiche e il popolo svizzero devono decidere se accettare di estendere questo accordo anche ai futuri dieci Stati membri. Il loro arrivo cambia di molto la scena, perché il loro livello di vita è molto diverso da quello elvetico » .
E questo impedirà un avvicinamento della Svizzera all’UE?
« Io ritengo che gli svizzeri sono un popolo ragionevole, e capiranno che non ci si può isolare dalla realtà che li circonda » .
Dal Corriere del Ticino On-Line del 31 Luglio 2003