Progetto Italia Federalea cura di Francesco Paolo Forti |
governo locale di Bertand Russell |
l'autore scrivendo a questo indirizzo di posta elettronica |
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[Le note tra parentesi quadre, sono della redazione (Forti)] [...] L'uniformita', che e' un risultato
naturale del controllo dello stato, e' desiderabile in certe cose e indesiderabile
in altre.
Nelle questioni opinabili e' cosa buona che vi sia una vigorosa discussione tra diverse scuole di pensiero. [....] Dove prevale l'iniziativa privata, o dove si hanno molti stati piccoli, come nell'Italia del Rinascimento o nella Germania del secolo decimottavo, queste condizioni [concorrenza mentale, ndr] vengono in qualche modo raggiunte per il fatto della rivalita' [concorrenza] che si crea tra i diversi possibili sostenutori degli ingegni. [...] In un mondo altamente organizzato, l'iniziativa personale collegata con un gruppo deve essere limitata a pochi, a meno che il gruppo non sia piccolo. Se fate parte di un comitato, potete ragionevolmente sperare di influenzarne le decisioni. Nella politica nazionale, dove non siete che uno su circa venti milioni di votanti [il testo si riferisce all'Inghilterra del '47] la vostra influenza e' infinitesima a meno che non siate una persona eccezionale o non occupiate una posizione preminente. [...] Percio' siete molto piu' consapevole di essere governato che non di governare. Nei vostri pensieri, il governo diventa un <<loro>>, lontano ed in gran parte malevolo, e non un gruppo di persone, che voi stesso d'accordo con altri che condividono le vostre opinioni, avete deciso di scegliere perche' traducesse in atto i vostri desideri. Il vostro sentimento personale nelle questioni politiche, in queste circostanze, non e' quello che s'intendeva venisse portato dalla democrazia, ma assomiglia molto piu' da vicino a quello che sarebbe sotto una dittatura. Il senso delle avventure coraggiose e della capacita' di determinare risultati dei quali si senta l'importanza, puo' venire ripristinato soltanto il potere puo' essere delegato a piccoli gruppi, in cui l'individuo non sia soverchiato dal semplice numero. Una misura considerevole di controllo centrale e' indispensabile [...] ma in tutta quella misura che sia compatibile con questo requisito, dovrebbe esserci una devoluzione dei poteri dello stato a varie specie di organismi: geografici, industriali, culturali, a seconda delle loro funzioni. I poteri di questi organismi dovrebbero essere sufficienti a renderli interessanti per chi ne fa parte, e a far si' che le persone di maggiore energia trovino qualche soddisfazione nell'influenzarli. Perche' possano assolvere al loro compito, essi avrebbero bisogno di una misura notevole di autonomia finanziaria. Nulla e' cosi' scoraggiante e mortificante per l'iniziativa, come il vedere che un progetto intelligentemente preparato subisce il veto di un'autorita' centrale che non sa quasi nulla della questione e che non sente il valore dei fini che il progetto si propone di raggiungere. Eppure questo e' cio' che accade in Gran Bretagna, sotto il nostro sistema di controllo accentrato. Occorre qualcosa di piu' elastico e di meno rigido, se non si vuole che gli ingegni migliori vengano paralizzati. E un tratto essenziale di qualunque sistema sano dovra' essere questo, che, in esso, la maggior somma possibile di potere dovrebbe andare a coloro che veramente si interessano al lavoro che deve essere fatto. Il problema di delimitare i poteri dei vari enti, s'intende, presentera' molte difficolta'. Il principio generale dovrebbe essere quello di lasciare agli enti minori tutte le funzioni che non impediscano agli enti maggiori di assolvere al compito loro [*1]. Limitandoci, per il momento, agli enti geografici, dovrebbe esserci una gerarchia dal governo mondiale fino ai consigli amministrativi delle parrochie. La funzione del governo mondiale e' quella di impedire la guerra, ed esso dovrebbe avere solo i poteri necessari a questo fine. Questo implica un monopolio della forza armata, il potere di sanzionare e rivedere i trattati e il diritto di emettere decisioni nelle dispute fra gli stati. Ma il governo mondiale non dovrebbe immischiarsi negli affari interni degli stati componenti, se non per tanto che sia necessario a garantire il rispetto dei trattati. In modo analogo, il governo nazionale dovrebbe lasciare il massimo di autorita' possibile ai consigli provinciali, e questi, a loro volta, a quelli dei circondari e delle parrocchie (comuni). Per certi riguardi, e' da prevedere una perdita di efficienza entro limiti di tempo piuttosto brevi, ma, se si dara' una importanza sufficiente alle funzioni dei corpi subordinati, gli uomini di maggiore capacita' troveranno una soddisfazione nell'appartenervi e, ben presto, quella temporanea perdita di efficienza verra'ampiamente compensata. Attualmente il governo locale viene generalmente
considerato come una piccola mania, o occupazione dei benestanti
e dei pensionati, dato che, di regola, solo queste persone
hanno sufficiente tempo libero per dedicarvisi. Poiche' non
sono in grado di parteciparvi, ben pochi sono i giovani capaci,
di ambo i sessi, che prendono interesse alle faccende della loro
comunita' locale. Se si vuol rimediare a questo male, quella
del governo locale deve diventare una carriera stipendiata,
per le stesse ragioni che hanno condotto alla retribuzione
dei parlamentari.
Nota redazionale (Francesco Forti). [*1] Questo principio e' differente dal principio di sussidiarieta'. Quest'ultimo lascia un compito ad un ente quando esso puo' gestirlo in proprio in modo adeguato. L'ordine in cui si procede parte dal basso e chi decide se un servizio e' adeguato e' la cittadinanza del territorio governato da quell'ente (cittadinanza che paga anche i costi del servizio e puo' valutare se il costo e' confacente alla prestazione). Russell introduce invece un concetto nuovo, e cioe' di affidare in basso tutti quei compiti che possono essere tolti agli enti superiori senza che questi ultimi perdano di efficacia e/o efficienza. Russell, a parte la competenza "difesa" alla confederazione mondiale, non disegna compiti precisi per stati, provincie, distretti e comuni (e fa bene, sono decisioni interne) ma almeno stabilisce una sorta di principio per cui la redistribuzione dei compiti non deve impedire ad ogni ente di funzionare. |